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Immaginate di essere testimoni della nascita di una nuova industria. Un’industria basata su tecnologie pionieristiche, in cui un ristretto gruppo di società affermate vende apparecchiature specializzate mentre nuove imprese in rapida crescita producono giocattoli innovativi, articoli per l’hobbistica e altri prodotti di nicchia. Ma è anche un comparto frammentato, che ha poche piattaforme comuni. I progetti sono complessi, i progressi sono lenti e le applicazioni pratiche relativamente rare. Malgrado le grandi aspettative che suscita, nessuno può dire se e quando questo settore raggiungerà la massa critica. Se lo facesse, però, potrebbe rivoluzionare il mondo. Questa potrebbe essere una descrizione dell’industria informatica intorno alla metà degli anni Settanta. Più o meno il periodo in cui io e Paul Allen lanciammo la Microsoft. Ma ciò che ho in mente è qualcosa di molto più vicino a noi: l’emergere della robotica, che si sta sviluppando come fece l’industria informatica trent’anni fa. Pensate ai robot usati nelle linee di assemblaggio dell’industria automobilistica come all’equivalente dei computer mainframe di una volta. Tra i prodotti di nicchia troviamo bracci robotici che eseguono interventi chirurgici, robot militari che eliminano le bombe dalle strade e robot domestici per pulire i pavimenti. Le aziende di elettronica hanno realizzato robot-giocattolo che imitano persone, cani o dinosauri, e gli appassionati aspettano trepidanti di poter mettere le mani sull’ultima versione del sistema robotico della LEGO. Nel frattempo, alcuni dei migliori cervelli del mondo sono alle prese con i problemi più ardui, come il riconoscimento visivo, la navigazione e l’apprendimento artificiale. E stanno riuscendo a venirne a capo. Alla Grand Challenge del 2004, un concorso istituito per premiare il primo veicolo robotico capace di muoversi in modo autonomo coprendo una distanza di 230 chilometri su un percorso accidentato nel deserto del Mojave, il concorrente migliore riuscì a far percorrere al suo veicolo appena 12 chilometri. Solo un anno dopo cinque veicoli hanno coperto l’intera distanza, e il vincitore lo ha fatto a una media di 30,7 chilometri orari. Le sfide che la robotica sta affrontando sono analoghe a quelle che abbiamo affrontato nell’informatica trent’anni fa. La standardizzazione dei processori robotici è limitata, e il codice di programmazione usato in una macchina non può essere applicato a un’altra: ogni volta che qualcuno vuole costruire un nuovo robot, deve ripartire da zero. Malgrado queste difficoltà, posso immaginare un futuro in cui i robot saranno parte integrante della nostra vita quotidiana. Tecnologie come l’informatica distribuita, il riconoscimento vocale e visivo e la connettività wireless a banda larga apriranno la porta a una nuova generazione di dispositivi indipendenti che consentiranno ai computer di eseguire compiti al nostro posto. Potremmo trovarci sulla soglia di una nuova era, in cui il PC andrà oltre la scrivania, e ci permetterà di vedere, sentire, toccare oggetti in luoghi in cui non siamo fisicamente presenti. Ma dobbiamo fare ancora molta strada. Una ragione è questa: è stato molto più difficile del previsto fare in modo che computer e robot riuscissero a percepire l’ambiente circostante e a reagire rapidamente e con precisione. È stato arduo dare ai robot capacità che noi diamo per scontate: pensiamo alla capacità di orientarsi in una stanza, di reagire ai suoni e interpretare i discorsi, o ancora di afferrare oggetti di diverse dimensioni, diverso materiale e diversa fragilità. Anche una cosa elementare come capire la differenza tra una porta aperta e una finestra può essere incredibilmente complicata per un robot. Ma i ricercatori stanno iniziando a trovare le risposte. Un’altra barriera è stato il costo dei sensori che permettono a un robot di determinare la distanza di un oggetto, oppure dei motori e dei meccanismi che gli consentono di maneggiare un oggetto. Ma i prezzi stanno calando. E oggi i costruttori di robot possono integrare chip GPS, videocamere, microfoni a schiera e altri sensori con una spesa ragionevole. Infine, ai primi tempi del PC, ci eravamo resi conto che ci voleva un ingrediente che avrebbe consentito a tutto il lavoro pionieristico di fondersi in un’industria capace di generare prodotti su scala commerciale. Ciò che serviva, si dimostrò in seguito, era Microsoft BASIC. Quando creammo questo linguaggio di programmazione, posammo le fondamenta comuni che permisero ai programmi sviluppati per una specifica serie di hardware di funzionare anche su altri modelli. L’industria robotica ha bisogno di trovare l’ingrediente mancante per compiere lo stesso salto di qualità realizzato dall’industria informatica trent’anni fa. È impossibile prevedere quali saranno le applicazioni che guideranno questo nuovo settore. Sembra verosimile che i robot avranno un ruolo nel prestare assistenza agli anziani. Saranno probabilmente di aiuto alle persone disabili nei loro spostamenti e aumenteranno la forza e la resistenza di soldati, operai e personale medico. Effettueranno la manutenzione di macchinari industriali pericolosi, maneggeranno sostanze nocive e controlleranno oleodotti lontani. Permetteranno agli operatori sanitari di fare diagnosi e curare pazienti a migliaia di chilometri di distanza, e saranno un elemento cruciale dei sistemi di sicurezza e delle operazioni di ricerca e soccorso. Anche se alcuni dei robot di domani assomiglieranno magari a macchine antropomorfe come quelle di “Guerre Stellari”, la maggior parte di essi non avrà niente di così “umano”. Via via che le periferiche mobili saranno sempre più comuni, potrebbe diventare sempre più difficile definire che cos’è un robot. Le nuove macchine saranno altamente specializzate e onnipresenti, ma assomiglieranno così poco ai robot della fantascienza che magari non le chiameremo neppure robot. Ma diventando accessibili ai consumatori questi dispositivi potrebbero avere, sul nostro modo di lavorare, comunicare, apprendere e divertirci, un impatto altrettanto profondo di quello che ha avuto il PC negli ultimi trent’anni. (5 gennaio 2007) da La Repubblica http://www.repubblica.it
La Telepresenza oggi non è più fantascienza. Possiamo essere “presenti” ed interagire con ambienti anche molto distanti da dove ci troviamo, estendendo così la nostra presenza oltre il corpo.Grazie a Tecnologie come ologrammi e particolari robot oggi è possibile essere presenti virtualmente anche in posti molto lontani da dove ci troviamo fisicamente. Queste tecnologie sono davvero molto utili e trovano applicazione in numerosi ambiti: domotica, videosorveglianza, insegnamento, medicina, intrattenimento, lavoro… per arrivare fino all’esplorazione spaziale. In particolare, grazie a robot e telepresenza olografica è oggi possibile tenere o partecipare ad una lezione a distanza, sorvegliare la propria abitazione anche trovandosi dall’altra parte del mondo, eseguire un intervento senza trovarsi in sala operatoria, assistere gli anziani ed esplorare luoghi difficilmente raggiungibili dall’uomo.La telepresenza è proprio la possibilità di essere presente in un luogo, in tempo reale, anche senza trovarci lì fisicamente. Possiamo immaginarla come un’estensione virtuale del nostro corpo che ci consente anche di interagire con l’ambiente e con le persone che ci circondano. Dove non è possibile essere effettivamente presenti assistiamo ad una comunicazione meno ricca: pensiamo ad esempio al solo utilizzo della voce con il telefono. Ciò che manca è la parte non verbale della comunicazione, che comprende espressioni facciali (quindi le emozioni) ed il linguaggio del corpo. Tutti elementi che umanizzano e arricchiscono le interazioni con gli altri. Con le tecnologie di telepresenza, oltre al non verbale, tornano in gioco emozioni, gesti, segnali dell’umore e significati culturali. Parliamo di tutto un altro tipo di “comunicazione mediata dagli schermi” che va oltre le informazioni che possono passare attraverso testi, sola voce ed emoticon.Una nuova normalità La digitalizzazione del mondo in cui viviamo è stata notevolmente accelerata dall’arrivo della pandemia da Covid-19. Di punto in bianco ci siamo ritrovati tutti a lavorare da remoto, a dover mantenere le relazioni con mezzi digitali, a cercare nuovi modi per “viaggiare”. In generale, abbiamo imparato un nuovo tipo di presenza e ad esserci senza spostare il nostro corpo fisicamente. Sempre più riunioni in videocall, videochiamate con gli amici, eventi virtuali, corsi online… nonostante le difficoltà e la fatica, un nuovo mondo di opportunità si è aperto davanti a noi. È vero, comunicare virtualmente non è lo stesso che comunicare di persona, ma dobbiamo essere onesti… molte volte spostarsi fisicamente è anche uno spreco di tempo e di risorse (economiche e psicologiche). Detto ciò si sono diffusi numerosi strumenti, più o meno complessi, con l’obiettivo di rendere ancora più forte il nostro senso di presenza, vediamone alcuni: Le Tecnologie di Telepresenza Le tecnologie di telepresenza sono entrate ormai nella vita quotidiana e ci aiutano in tanti aspetti della nostra vita. I Robot di Telepresenza in ospedale Ad oggi sono numerosi gli esempi di robot in grado di favorire la comunicazione e, talvolta, supportare persone anziane o con disabilità. Tra semplici tablet su ruote e robot umanoidi, abbiamo di fronte una tecnologia sicuramente promettente al servizio del benessere psicologico e fisico della persona. Durante l’emergenza Coronavirus, ad esempio, abbiamo visto nascere progetti come Lhf-Connect per la telepresenza accanto alle persone ricoverate in ospedale. Oltre a facilitare le comunicazioni con i familiari, questi “semplici” robot (basati su iPad controllati a distanza) riducono allo stretto necessario i contatti tra malati e personale sanitario, fattore importante durante la pandemia. Aggiungendo l’intelligenza artificiale avanziamo di complessità e, quindi, di impatto. I robot diventando vero e proprio supporto per mansioni come smistamento dei pazienti, valutazione preliminare degli esami tramite AI, raccolta dati per la ricerca. Diminuiscono sprechi di tempo e risorse e aumenta la possibilità di concentrare creatività e competenze umane sui compiti che più le richiedono. La telepresenza sta portando anche medicina e chirurgia ad un altro livello. I medici possono collaborare da una parte all’altra del mondo e, grazie ad appositi robot, operare su un paziente pur non trovandosi accanto a lui fisicamente. Un passo nel futuro Immaginate di poter controllare robot e dispositivi vari con la sola… forza della mente. Fantascienza? No, è già possibile grazie allo sviluppo dell’interfaccia BCI (Brain-Computer Interface), il sistema che consente la connessione diretta tra cervello e computer. Un ambito incredibile che unisce conoscenze di informatica, neuroscienze, ingegneria biomedica e tanto altro. Partendo dall’EEG (elettroencefalogramma) possiamo riconoscere l’attività mentale delle persone, vedere cosa succede nel cervello mentre si svolgono determinati compiti, capire intenti e spinte all’azione (ovviamente sto semplificando molto i concetti ed il livello tecnico). Lo studio della BCI fa il passo successivo, “traducendo” con tecniche come machine learning e signal processing l’attività del cervello in conseguenze, azioni, risposte sull’ambiente da parte degli strumenti tecnologici. Penso di camminare in avanti, il robot si muove in avanti. Penso di girarmi a guardare a destra, il robot si gira a destra. Considerando persone con particolari difficoltà motorie o di altro tipo capiamo bene l’incredibile impatto che può avere una tecnologia simile per migliorare benessere e qualità di vita. Una presenza virtuale con possibilità di interagire sull’ambiente laddove non sia possibile averla fisicamente. I momenti di emergenza, oltre le difficoltà, riescono a far emergere con più forza e velocità risorse, competenze e possibilità che non immaginavamo di avere. Adesso tocca a noi portare avanti l’innovazione e far sì che possa migliorare la vita di sempre più persone. FONTE ARTICOLO.
Telepresenza, cos’è e perché non è più un’utopia. La telepresenza grazie all’utilizzo di robot o di altre tecnologie ti consente di essere presente in qualunque posto del mondo, in tempo reale, anche se ti trovi a migliaia di chilometri di distanza da quel posto. È dunque una sorta di estensione del tuo corpo che ti permette di incidere sulla realtà, anche se parecchio distante da dove ti trovi realmente, come se potessimo veramente toccarla.Telepresenza, cos’è: una tecnologia versatile
Se non ti è ancora chiaro che cos’è la telepresenza allora ti serve qualche esempio pratico. Intanto ti diciamo che i sistemi di telepresenza trovano applicazione in diversi settori, anche molto diversi tra loro: dalla medicina all’insegnamento, dalla domotica e dalla videosorveglianza all’assistenza agli anziani, dall’esplorazione spaziale all’intrattenimento.
Grazie alla telepresenza ti è possibile per esempio tenere una lezione a distanza, eseguire un intervento chirurgico senza essere fisicamente in sala operatoria, ispezionare luoghi pericolosi, sorvegliare la tua abitazione anche se ti trovi in vacanza dall’altra parte del mondo. Ecco cos’è la telepresenza, ma sappi che si tratta solo di qualche esempio.
In questo articolo ci occuperemo in particolare dei robot di telepresenza: come funzionano e come vengono impiegati e come anche in questo settore la robotica sta progredendo.Robot di telepresenza, cos’è
telepresenza-robotUn robot per la telepresenza, nella maggior parte dei casi, si presenta come un tablet su ruote, sorretto da un’asta o un tronco metallico a fare da corpo. Ma non farti ingannare dall’apparenza: in realtà è molto di più di un semplice tablet. Ti puoi connettere con questi robot da qualunque parte del mondo tu ti trovi ma oltre alla possibilità di essere controllati via Internet, e dunque di fare per te da intermediario, dispongono in alcuni casi anche di un certo grado di autonomia, autonomia che consente a queste macchime di muoversi in qualunque ambiente: a casa, in ufficio, in ospedale. Talvolta questi robot possono avere anche una forma umanoide.
Quindi riepilogando: un sistema di telepresenza di questo tipo si serve di un robot connesso a Internet e dotato di uno schermo, di altoparlanti e di microfoni. Questo robot viene controllato a distanza da una persona che in questo modo è connessa e presente, anche se non fisicamente, nel posto delle persone con le quali sta interagendo.
FONTE ARTICOLO.
“Having your system could decrease exposure to illnesses for the patient and healthcare workers. This keeps workers well while giving a voice and sometimes a lifeline to the patient and their families.”
We have been getting a lot of inquiries from hospitals and healthcare facilities in the wake of the global pandemic. They are interested in learning more about the role of telepresence robots in a pandemic.
While we are hearing about lots of ways that healthcare facilities would like to use our Ohmni telepresence robot, the two that seem most common and urgent are:
1. Reducing exposure to the virus by limiting the number of times that healthcare workers enter a patient’s room.
2. Providing a lifeline for family members to “visit” with their hospitalized loved ones in a way that does not require any action on the part of the hospital staff or the patient.
Reducing Exposure & Conserving Personal Protective Equipment
“Most of these children and adults are high risk and being exposed to COVID, in addition to many other illnesses, could be deadly. Being able to meet with their doctor via telemed would greatly reduce the risk of patients being exposed and becoming ill.”
“Having your system could decrease exposure to illnesses for the patient and healthcare workers.” ~ Shelly, Nurse at Prisma Health, South Carolina
According to the International Council of Nurses, on average, 7 percent of all cases of COVID-19 are among healthcare workers. “Extrapolating from more than 6 million reported cases gave its estimate of some 450,000 infections among healthcare workers.”
We have heard about many different situations where hospital staff routinely enter patient rooms to perform services that don’t really require in-person care. Examples of tasks that can be performed with minimal contact include: getting consent for plasma and medication, assessing the patient between nurse or doctor visits, case management services, social services, translation services, mental health, and disposition planning.
Every time a healthcare worker needs to enter a room with an infectious patient, they need to suit up with personal protective equipment, none of which is 100% effective against passing the disease. By turning to a telepresence robot, many of these activities could be done remotely, thereby reducing the risk of exposure, reducing the risk of spreading the illness and preserving supplies of personal protective equipment.
Providing a lifeline for family members
“This will help patients connect better with family, especially for intubated patients or elderly patients who don’t have a phone with FaceTime capability. This will also help nurses not to resort to their own personal cellphones to help patients connect with their families during a time of need.”
“Families are feeling despair not being able to connect with loved ones during COVID.”
Unlike many existing telehealth and telemedicine solutions, our telepresence robot’s hands-free design is perfect for patients who want to communicate with their families and cannot hold a phone or iPad for an extended period of time. It’s also a great resource for a patient who is incapacitated or unable to use a phone with video call capabilities.
The mobile nature of the telepresence robot allows remote family members to steer and tilt the robot’s head to whatever position in the hospital room that they desire so that they can see and communicate with their loved one.
When there are staff shortages, our robot is also an incredible resource because workers do not need to use their own personal cell phones to help patients communicate with their family members. They also do not have to remain present in the room to hold an iPad in place or wheel a device into and out of patient rooms because our robot is mobile.
Other uses of robots in a pandemic
We have also been hearing from healthcare professionals about other use cases:
Higher Efficiency and Better Response Times. By using our robot, physicians can conduct telemedicine consultations with patients remotely, without having to return or to be physically present at their hospital or facility. This remote telehealth access can greatly improve response times and is especially valuable during crisis conditions when time is of the essence.
Patient Monitoring. A physician finishing a procedure in one patient room can monitor a patient in another room that may be entering into an emergency state using Ohmni.
Special Needs and Research Assistance. Ohmni Robot can assist doctors with high-risk, special needs patients or patients involved in research studies. Providers can limit their exposure by meeting through the robot instead of in-person.
Medical Education. From the standpoint of graduate medical education (GME), students can log into Ohmni to quickly assess patients before the attending physician arrives at the hospital. This is another way the practices can improve their coverage and response time — by having a presence in a remote location where students aren’t generally present.
Attending Appointments. Our robot is also used for telemedicine with inpatients and their attending physicians. Patients can attend appointments via the robot without the hassle of a long trip to the city. Oftentimes, the trip to the city and back very stressful so it’s great to be able to offer this added service to patients.
COVID-related care through the Ohmni Robot helps achieve multiple beneficial outcomes. It allows doctors to optimize care by maintaining and potentially expanding coverage. It reduces the amount of PPE required and reduces strain on the nursing staff. Most importantly, it reduces the risk of infection for patients, doctors, and residents and provides a lifeline for isolated patients.
And the uses don’t stop there. While this article focuses on healthcare, Ohmni Robot can be used for a whole host of purposes including managing remote workers, remote employee monitoring, remote laboratory management, satellite office monitoring, remote facilities management and more!
If you would like to learn how more about the role of telepresence robots in a pandemic and how Ohmni robots can help solve your challenges, complete the contact form, below, and we will get right back to you.
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Telemedicine is a rapidly growing field and, with the aid of telepresence robots, is quickly gaining traction in hospitals and homes around the world.
In rural hospital settings where a medical specialist is physically unavailable, a robot can be deployed to check in on a patient with a physician from elsewhere. In the home, a nurse can check in with a patient while they recover in a comfortable setting.
This has been a hotly contested market as noted by two lawsuits over patent infringement initiated by InTouch Health against HeadThere (now Giraff AB) in 2007 and VGo in 2011. HeadThere was effectively sued out of the country by inTouch, and relocated to Sweden where it worked with Robotdalen, a robotics incubator. This looks to have been a very beneficial move as for Giraff as they have been able to take advantage of the health care system to introduce their robots into homes through various research projects involving human robot interaction. They have several pilot sites throughout Europe.
The result of InTouch vs. VGo resulted in a less than favorable outcome for InTouch as they had several of their patents re-examined and scopes significantly narrowed. This no doubt encouraged them to seek a partnership with iRobot, a collaboration that resulted in the introduction of the RP-VITA. It is like few others out there, with special on-board ports to perform diagnostics like ultrasound and stethoscopes to provide critical information in emergency situations.
Even when you’re not in the hospital you still have options. VGo recently ran a pilot project with Dartmouth College, using their robot on the sidelines of football games, bringing in medical experts on demand. This is particularly useful for injuries like concussions, which can require frequent monitoring for days after the incident. VGo has also been highly active within schools, by allowing students to attend classes via telepresence while they recover from injury or illness at home.
A robot that hasn’t received much press is RITA (Reliable Interactive Table Assistant) by RoboValley out of the Netherlands. This is more of a caregiver robot than telepresence, but because of its primary function, I classify it as telepresence. RITA can monitor the behavior of a patient, alerting medical staff of significant changes, and allowing a care taker or physician to check in when alerts arise.
This market segment has human-robot interaction obstacles and legal issues to overcome. For example, in the US physicians must be licensed by individual states, though recent legislation regarding interstate medical licensure seeks to solve this problem by allowing an expedited process to practice across state lines. I have not seen anything with respect to practicing medicine across borders.
The Japanese government has allocated about $23M USD to the core technology market in an effort to develop products for its aging population. Toyota, for example, is focusing on home living assistance robots that will allow those with limited mobility the opportunity to live at home. While Japan might have the largest market in the world of 65+ citizens (over 30 million as of 2014), South Korea is estimated to be allocating nearly $6B USD to their own robotics research. The Koreans are taking a different approach, using robots for mundane tasks of delivering food, allowing humans to provide care.
It will be up to our social and legal systems to keep the pace if we are to allow the technology a chance to provide the solution.
Are telepresence robots really robotic? Is the da Vinci robotic surgical system robotic? Is a car with adaptive cruise control acting robotically? Well … no to all three questions.
All three are borderline cases and examples of robotics in a transition state and being affected by two converging robotics-related trends:
Toward more capable and lower-cost robots, and
Towards physically-responsive smart devices.
These and many other topics will be discussed next week at Innorobo, in Lyon France along with an extensive exhibition of service robotics start-up companies.
A few months ago Suitable Technologies brought 50 Beam “robots” to the RoboBusiness show in Santa Clara, CA. People unable to attend the conference were able to use their laptops at their home or office to link into the Beam bots and “drive” them around the show, all the while being able to talk and see and communicate with people along the way.
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Telepresence robots enable their users to interact with environments far away from their current location, and they can be used in different contexts for many different applications. Telepresence robots have been used in hospitals, museums, schools, nursing homes, colleges, and real estate agencies.
Yet what benefits do telepresence robots have over traditional methods of digital communication systems? Furthermore, how much does a telepresence robot cost? And which are the best affordable telepresence robots?
Let’s examine telepresence robots in greater detail and find the answer to these questions.
What Is A Telepresence Robot?
The term telepresence describes any technology which enables a person to simulate being in one location when they are in another location. This can include observing the surroundings of their virtual location, or even interacting with objects or people in that secondary location.
Basic telepresence systems will include only visual and audio feedback, frequently by streaming video to the user through a static camera mountain in the secondary location. A simple form of interaction is letting the user control the direction/orientation of the camera, so they can see more of the surroundings in the remote location.
Telepresence robots build off of this general concept by enabling the user to control the robot and move throughout space in the remote location, or even interact with objects in the secondary location by manipulating the arms of a robot. Driveable telepresence bots are robots which are set on a wheeled base and capable of movement, and telepresence robots are considered “adaptive” and distinct from more immersive yet stagnant telepresence systems.
There are different degrees of fidelity, or immersion, into a remote environment that a telepresence system can afford users. Virtual reality systems can be considered an extension of telepresence technologies, which operate with the goal of giving the user of the VR system greater immersion into the simulated environment they are perceiving.
While the degree of immersion for the operator is important to consider, how the people interacting with the operator experience the communication is also an important consideration. Good telepresence robots can help make the experience of interacting with a person through a robot less jarring.
Telepresence robots can simulate the height of a person by having the camera and display be mounted on a pole, with the camera positioned such that the device’s operator seems to actually be having eye contact with the user.
What Are The Benefits Of Telepresence Robots?
Telepresence robots have a number of benefits over traditional telecommunications devices or non-robotic telepresence systems. For one, telepresence robots can drastically decrease travel costs for corporations that constantly implement them in lieu of travel to remote locations.
Users of telepresence robots can remain present at the company headquarters if they are still needed there, yet still attend meetings at offsite locations. By reducing travel, telepresence robots also cut down on CO2 emissions and help reduce a company’s carbon footprint.
Telepresence robots also have advantages over non-robotic telepresence systems. In contrast to a simple camera system, a robot can be controlled by the user to manipulate objects remotely, which enables functions like remotely handling the organization of items or tools.
As the technology behind telepresence robots improves, the robots will have a greater degree of autonomy, able to move around a building and carry out tasks when not being manually controlled. Future telepresence robots will be able to take voice commands and maneuver through dangerous/difficult environments thanks to improved sensors. OhmniLabs in Silicon Valley is currently developing these features.
How Can Telepresence Robots Be Used?
Telepresence robots can be used in work environments, school environments, or almost any context that can be imagined. Some examples of telepresence robot applications include uses in hospitals, schools, colleges, real estate agencies, nursing homes and museums.
School and colleges are areas where telepresence robots having growing potential and adoption rates. Telepresence robots can be used in these environments for a number of different tasks.
Children who suffer from serious health problems can attend school remotely through telepresence robots, and telepresence robots can also allow teachers to teach classes remotely when some logistical problem prevents the teacher from being there in person.
Telepresence robots can be used in hospitals to allow doctors to keep in touch with their patients even when they can’t be there physically, and they can also be used to let the patient’s families check in on patients from a distance. Similarly, telepresence robots are also of use in nursing homes, where family members can see how their relatives in the nursing home are doing.
In terms of real estate applications, telepresence robots could be used to let prospective buyers remotely tour a property, or to let real estate agents check in on properties from afar. Meanwhile, museums could use telepresence robots to have remote experts walk guests through exhibits or to have special presentations from experts without having to fly the person in.
Many more uses of telepresence robots exist, and they are increasingly seeing use for tasks like inspecting industrial factories from afar, or as replacements for night watchmen or security guards. If an inspection of an unstable or hazardous area needs to be carried out, telepresence robots can keep people safe by allowing remote inspection of regions. For instance, telepresence robots can be used by researchers to collect data on areas suffering from intense pollution or radiation.
What Do Telepresence Robots Cost?
The cost of telepresence robots can vary dramatically, running a large range from tens of thousands of dollars to just a few hundred dollars. Generally, the cheaper telepresence robots lack many of the functions that the higher-end telepresence robots have. However, there is an outstanding telepresence robot you can buy that does not comprise features for price. Keep reading!
It’s necessary to consider your needs and means when deciding on a telepresence robot. You don’t want to end up spending a bunch of money on a telepresence robot that has a bunch of features you don’t use, or doesn’t have the features you need.
However, if you are looking for bargain telepresence robots that are relatively cheap yet still useful, there are a few notable options.
Appbot Riley Home Safety Movable Camera Robot
In terms of the cheapest telepresence robots, the Appbot Riley Home Safety Movable Camera Robot is one of the cheapest available telepresence robots, under 200 dollars. The Riley bott is controlled through an app and it has 720p HD footage available through a live stream, as well as IR night vision and a microphone that supports two-way audio communication.
KUBI Classic Telepresence Robot
Another fairly cheap telepresence robot is the KUBI Classic Telepresence Robot. The KUBI robot is web-controlled and it converts a tablet into a device that can rotate back and forth, tilt and pan.
Kubi costs around 700 dollars, and it is compatible with more tablets. Note that the KUBI is not capable of motion.
Padbot U1
The Padbot U1 is another fairly cheap telepresence robot, with a price point of around 800 dollars. The Padbot intended for home use, and its tires can maneuver over both carpet and tile with ease. The device can be remotely activated, and it is compatible with most tablets.
Why The Ohmni Telepresence Robot Is The Best
While there are many telepresence robots out there, the Ohmni Telepresence Robot offers you a combination of features and prices you can’t get anywhere else. Ohmni telepresence bots come with two cameras, one for the main view and one that lets the operator avoid obstacles. Resolution on the main camera is excellent, with a 1920 x 1080 resolution. The Ohmni Telepresence bot is also easy to charge, and it can be directe back to its charging dock by hitting a simple button. The Ohmni telepresence bot is also able to drive across wires or cables without getting them trapped in the wheels.
Ohmni telepresence robots are also safe and secure, using a secure server to handle calls. During the call, any data transmitted is encrypted, and no information will ever be stored.
In comparison to other telepresence robots, the Ohmni telepresence robot is designed to be multipurpose, just as usable in the home as in a business environment. Most other telepresence robots are designed for business use and can’t navigate home environments very well.
Moreover, while most telepresence robots are not equipped to include VR components for their operators yet, the Ohmni robot has implemented inverse kinematics into its development kit.
These attributes give the Ohmni telepresence robot an advantage over other telepresence robots, and in terms of pricing it is competitively priced. The Ohmni telepresence robot cost around $2,699, while other similar robots can cost upwards of $4,000 USD.
Conclusion
Telepresence robots are useful devices that allow people to communicate and explore remote areas from any location with internet access. Telepresence robots have many benefits and applications like allowing doctors to check up on patients in hospitals, assisting teachers in schools, letting people check in on their homes when abroad, and allowing museums to let remote experts lead tours.
While there are many telepresence robots available for use, such as the KUBI Classic Telepresence Robot or the Padbot U1, the Ohmni telepresence robot stands out from the other by offering high-quality cameras, mobility, and ease of use for a reasonable price.
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